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Festeggiamenti in onore della Santissima Trinità

 Ricorrenza: la domenica successiva alla Pentecoste (nel 2019 il 16 giugno)

La festa della Trinità, è una delle più sentite a livello popolare.

Un tempo la data segnava un momento di riposo ed evasione prima dei grandi lavori agrari della mietitura e della trebbiatura ed era anche l'occasione per allentare le tensioni accumulate durante il lungo periodo invernale, a causa delle privazioni e delle ristrettezze a cui la vita dei ceti rurali era soggetta.

Da tutta la regione numerose confraternite e sodalizi religiosi, la cui fondazione spesso è antica di molti secoli, partono alla volta del Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, ai confini con il Lazio, un tempo a piedi ma oggi anche con i pullman, ripetendo un percorso penitenziale che mantiene tutti i caratteri del viaggio rituale, sul quale, durante il Medioevo, si sono mosse torme di pellegrini e penitenti.

La partenza delle compagnie avviene quasi sempre nel cuore della notte, dopo una veglia di preghiera, alla fine della quale il priore riceve in consegna la Croce e lo Stendardo e, dopo aver ottenuto la benedizione, giunto al limitare del centro abitato, saluta i paesani con una commovente cerimonia di distacco che ripete, almeno a livello emozionale, i sentimenti di smarrimento e speranza del percorso proiettato verso l'ignoto, come era il cammino penitenziale medioevale, verso terre lontane, e spesso cariche di pericoli.

La compagnia di Luco dei Marsi, ad esempio, parte il giovedì prima della festa e, capeggiata dal primo Signore dello Spirito Santo, attraversa a piedi la montagna; quelle di Goriano Sicoli e di Introdacqua, invece si spostano con i pullman la sera della vigilia per raggiungere la Trinità nel cuore della notte e partecipare alla veglia di preghiera che accomuna tutti i pellegrini presenti.

Il complesso cultuale di Monte Autore è di origine molto antica e, con ogni probabilità, fu sede di precedenti culti legati al mondo agrario e alla rinascita primaverile della natura.

In epoca cristiana fu riutilizzato dai benedettini della vicina Abbazia di Subiaco che nelle grotte, un tempo dedicate alle divinità delle acque, della terra e della fertilità, impiantarono, con la presenza dei monaci cenobiti, i culti per la Trinità, la Madonna e Sant'Anna.

Il pellegrinaggio alla Trinità è ricco di caratteri devozionali, di forme rituali di comportamento, di soste obbligate e di espressioni assai suggestive e in un certo senso oscure e misteriose, tanto da richiamare alla mente rituali magici ed esoterici.

La sera della vigilia molti pellegrini usano sostare, prima di ascendere i fianchi della montagna e raggiungere il santuario, fuori l'Abbazia di Subiaco, dove si rinnova quella dimensione com­posita di varia umanità che animava il pellegri­naggio medioevale.

Penitenti, avventurieri, gente in cerca di novità, si ritrova intorno ai fuochi acce­si sul piazzale dell'abbazia.

Tra il via vai dei pellegrini e curiosi c'è chi prega, chi dorme, chi gioca, c'è chi da vita a commerci, a scambi, a baratti, chi vende in cambio di pochi spiccioli, il diritto alla illusione e alla speranza, chi vive al margine della morale comune e della legge.

Intanto una lunga fila di pellegrini, armata di torce e di fiaccole, sale cantando la montagna.

Molti percorrono questo ultimo tratto a piedi scalzi e molti altri raccolgono lungo la via pietre più o meno pesanti che poi deporranno in alcuni punti del percorso devozionale, dove man mano si for­mano vere e proprie montagnole, o che al ritorno getteranno nel fiume Simbrivio che scorre in una valle sottostante Monte Autore.

La zona sacra è situata a 1300 metri di altezza ed è formata da una larga spianata che gira intorno al fianco della montagna e da una serie di grotte trasformate in cappelle.

I pellegrini, man mano che arrivano, si fermano sul pianoro.

Alcuni usano anche costruire capanne improvvisate o innalzare tende da cam­peggio al cui riparo passano la notte.

I più però si sdraiano sulla nuda terra e vegliano cantando e pregando.

Sul far del giorno, sulla loggia che si apre dinnanzi alla Cappella della Trinità si affaccia un gruppo di giovani donne, vestite di bianco, dette comunemente zitelle che, dinnanzi ad una anti­chissima statua raffigurante Gesù Cristo deposto dalla croce, intonano le strofe di un antico pianto medioevale in cui rappresentano le vicende della Passione, con accenti di grande partecipazione emotiva.

II ruolo di zitelle è affidato alle donne nubili di alcune famiglie di Vallepietra, che si tramandano ereditariamente il privilegio.

Dopo aver ascoltato il Pianto delle zitelle, che ha termine con il sorgere del giorno, i pellegrini cominciano ad entrare nella grotta-santuario dedicata alla Trinità, ripetendo una progressione rituale che impone di entrare dalla porta est e di uscire da quella ovest.

All'interno della grotta, dove è conservato un antico affresco raffigurante le Tre Persone divine, i devoti toccano con la mano destra le pareti di roccia e spesso strisciano in ginocchio.

Una volta usciti, si recano presso la grotta di Sant'Anna, nelle cui vicinanze sgorga una sorgente miracolosa e, dopo essersi lavati il viso con quell'acqua, si provvedono di un bastone di rami intrecciati, terminante a tre punte che ornano di ghirlande di fiori e dell'immagine della Santissima Trinità.

Di fiori si cingono anche il capo, le donne ponendosi sui capelli una corona, gli uomini indossando un cappello, ornato tutto intorno alla tesa di corolle variopinte.

Questi ornamenti, bastone, corona, cappello, sono venduti sulle bancarelle che circondano lo spiazzo.

La tradizione impone anche che i pellegrini prima di abbandonare il luogo sacro, strap­pino qualche pianta nei dintorni.

Alcuni arrivano anche a sradicare interi arbusti che conservano devotamente.

Dopo aver compiuto tutte queste pratiche e in molti casi partecipato anche alla messa ed alle funzioni religiose, i pellegrini ritornano a valle.

Molti di essi, soprattutto i più giovani, giunti sulle rive del fiume, stringono o rinnovano i lega­mi del comparatico, toccandosi le mani sotto l'acqua e scambiandosi le corone dei fiori.

Fonte Edizioni Menabò – d’Abruzzo

Vedi anche: Festa della Santissima Trinità; Cappadocia Story

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