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Nicola De Arcangelis, tipografo, editore, nasce il 2 ottobre 1863 a Casalbordino, da Fulviano, e muore il 30 aprile 1933.

di Carlo Maria d’Este*

Tipografo, editore Nicola De Arcangelis, parimenti a Rocco Carabba, ha garantito, nel primo Novecento, la presenza in Abruzzo dei più grandi e significativi rappresentanti della cultura italiana e straniera grazie alla sua sviluppata attività di tipografia ed editoria.

I primi passi di tipografo come apprendista nella bottega tipografica di Domenico Masciangelo a Lanciano per avviare poi, nel 1885, una attività in proprio nella cittadina natale con una piccola bottega con strumentazioni azionate a pedale.

La sospirata bottega fu aperta investendo una liquidazione di un infortunio ferroviario che lo lasciò impedito vistosamente ad una gamba.

L’attività di De Arcangelis si impone subito nell’ambito provinciale, tanto che nella “Relazione statistica sull’andamento economico della provincia di Chieti del 1928”, il paragrafo dedicato alle industrie poligrafiche conferma l’importanza che andava assumendo la ditta casalese di De Arcangelis riferendo testualmente: «l’arte poligrafica è localizzata in Lanciano e Casalbordino.

Degna di nota è l’azienda tipografica del cav. Nicola De Arcangelis fondata nel 1885.

L’industria è sufficientemente perfetta nel complesso ma raggiunge confortante elevatezza di arte nelle aziende summenzionate (Carabba e De Arcangelis)».

In una Casalbordino capoluogo di mandamento, dai connotati ancora tipicamente agrari, in un contesto culturale ed ambientale arretrato, con una tecnologia primitiva dove i pochi finanziamenti statali si concentravano in larga parte nel settore delle infrastrutture e non arrivavano ad incentivare né le trasformazioni fondiarie né le iniziative industriali, l’apertura dell’azienda di De Arcangelis viene letta come indice di coraggio e imprenditorialità.

Essa, inoltre, avviene in un momento in cui le piccole realtà tipografiche abruzzesi, alla stessa stregua delle altre dell’Italia meridionale, vivono una stagione di patologica stagnazione non riuscendo a dialogare con i più evoluti centri editoriali; in tali aree, generalmente, la meccanizzazione è poco conosciuta e, al contrario, ancora molto diffusa la forza umana o animale.

In tale panorama, l’attività iniziale di De Arcangelis è soprattutto legata alle committenze locali, nello specifico alla produzione di stampati per gli uffici comunali.

Fin dall’inizio, tuttavia, egli dimostra una certa intraprendenza commerciale tanto da riuscire a ricevere commesse anche da fuori regione, dalla Sicilia, le Marche e la Toscana.

Il lavoro si incrementa soprattutto dopo il suo matrimonio con Teresina Masciangelo, sorella di quel Donato Masciangelo che era stato il suo primo datore di lavoro a Lanciano.

Nel 1893, a otto anni dall’ apertura della bottega, la tipografia possiede una macchina per stampa, un torchio a mano e quattro lavoranti di cui uno sotto i 15 anni, per un numero medio annuo di 180 giorni di lavoro.

Nel 1905, la stamperia si trasferisce in corso Garibaldi, in una sede più ampia e confortevole.

Qui De Arcangelis riesce ad espandere e ad ammodernare i suoi impianti ma, incuriosito dai progressi editoriali del Nord Italia, si reca a Milano dove stabilisce contatti con gli aspetti più avanzati del mondo tipografico ed editoriale.

Inizia, così, una fervida attività che gli permette di raggiungere un indiscusso successo non solo a livello regionale.

Gli argomenti trattati dalla casa editrice casalese, furono di accurati studi e ricerche, ed i suoi collaboratori abituali, sicuramente tra i migliori intellettuali regionali presenti anche in altri prestigiosi cataloghi abruzzesi, come Nicola Castagna, Giovanni Pansa e Antonio De Nino, dimostrano come l’editore fosse attento alle leggi in materia di lavoro tipografico-editoriale.

Le sue edizioni, accurate anche nella veste grafica, riescono a mantenere buoni livelli concorrenziali tanto da indurlo a maggiori investimenti sia per nuovi macchinari che per manodopera più specializzata, arrivando ad avere circa 60 dipendenti tra addetti alle macchine, spedizionieri, autisti e rappresentanti. L’opera più apprezzata, non solo a livello locale, è un pilastro del pensiero storicopolitico del liberalismo italiano, “Scritti e pensieri di Silvio Spaventa”, curata da Vincenzo Riccio e Francesco Filomusi Guelfi.

Nel 1931, stampa gli “Atti del Convegno Storico Abruzzese-Molisano” tenutosi all’Aquila che rappresentano, invece, un utile strumento di verifica degli impegni e degli interessi locali e confermano la prerogativa regionalistica della linea editoriale del De Arcangelis.

Sin dall’inizio dell’attività, quando ancora le riviste insieme ai libri erano strumenti culturali elitari, l’azienda riservava un certo spazio anche alle pubblicazioni periodiche che assumono un ruolo importante nel recepire ed orientare i fermenti culturali abruzzesi, grazie all’apporto delle più autorevoli firme regionali della letteratura, della poesia, della giurisprudenza e del folclore. Dei periodici pubblicati, la “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, diretta dai sulmonesi Giovanni Pansa e Pietro Piccirilli dal 1897 al 1900, è senza dubbio il foglio più prestigioso.

Quadrimestrale, rivolto evidentemente ad un pubblico colto e rispondente al desiderio di acculturazione della nuova borghesia abruzzese, raccoglieva eruditi saggi dei più eminenti studiosi locali di storia ed arte come Antonio De Nino, Giuseppe Celidonio, Giuseppe Maria Bellini, Giacinto Pannella, Nunzio Federigo Faraglia, Emile Bertraux e Gennaro Finamore, agendo così da canale di pubblicizzazione dell’informazione culturale regionale nonché da spazio d’incontro e di raffronto tra tale informazione e il più ampio panorama nazionale.

Le nuove tendenze giornalistiche, legate al mutamento dell’impianto del giornale che ne aveva cambiato i connotati, alla sua rapida espansione, non potevano essere ignorate da un attento osservatore dei cambiamenti culturali in atto come il De Arcangelis.

Nascono, così, a partire da inizio secolo: “L’Abruzzo Magistrale”, periodico quindicinale della scuola dei maestri della regione, dai toni socialisteggianti e sicuro tributo dell’editore al tema dell’avocazione della scuola allo Stato, alla funzione sociale del maestro nonché alla formazione della coscienza e del carattere popolare esercitati dalla scuola; “La Vita Agricola”, del 1913, bollettino mensile della cattedra ambulante di agricoltura e la “Rivista Giuridica Abruzzese” del 1925, periodico mensile diretto da Vincenzo Speranza e poi da Emilio Romagnoli, espressione della scienza giuridica e della pratica forense dell’Abruzzo.

L’interesse dell’Italia, all’inizio del ‘900, verso la scuola come mezzo principe per compiere la sospirata unità del popolo, indirizza l’attenzione dell’editore abruzzese verso la produzione scolastica ma la mancanza di interlocutori, dati i lentissimi progressi compiuti dalla nostra regione per sconfiggere l’analfabetismo, relegano tale produzione ad una vita marginale.

Le amministrazioni locali in Abruzzo che sembravano ben disposte al passaggio del secolo ad appoggiare la scolarizzazione di base, di fatto continuavano a sostenere l’istruzione superiore rivolta alla formazione delle classi dirigenti, riservando all’altra una minima parte dei loro magri bilanci comunali.

Così, dopo il 1926, la pur esile produzione scolastica di De Arcangelis si interromperà, anche per la stretta censura fascista sui libri di testo che aveva tolto ogni autonomia alle case editrici tenute ad adeguarsi alla impostazione idealista del regime.

Il 30 aprile del 1933, Nicola De Arcangelis muore determinando di fatto la fine della casa editrice ma lasciando in eredità all’Abruzzo editoriale un cospicuo contributo di circa trecento titoli.

L’attività pescarese, avviata nel 1945 con dieci dipendenti dal nipote Riccardo De Arcangelis, suo erede e figlio adottivo, non riesce a risollevare le sorti dell’azienda nonostante la pubblicazione di numerosi periodici.

La nascita di più competitivi stabilimenti emergenti e le ingenti spese di riassetto tecnico e produttivo costringono la ditta a rifugiarsi sempre più nel routinario lavoro di stampati per enti pubblici e privati diventando fornitore esclusivo della modulistica comunale almeno fino al 1952 quando, ormai lontana dall’arte del fondatore Nicola, l’azienda chiude definitivamente i battenti.

*Centro Regionale Beni Culturali

tutti pazzi per la Civita

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