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Enzo FerrariEnzo Ferrari  La “Leggenda nei secoli”

Pilota automobilistico, imprenditore, nasce il 18 febbraio 1898 a Modena, e muore il 14 agosto 1988.

Il mito più grande dell’automobilismo: una stella di incomparabile grandezza accesasi nell’Ottocento, che illuminerà anche il futuro più lontano della storia delle corse.

Fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome, la sezione sportiva, la Scuderia Ferrari, conquistò, lui vivente, 9 campionati del mondo piloti di Formula 1 e 15 totali.

Secondo quanto raccontato da lui stesso, Enzo Ferrari nacque a Modena il 18 febbraio 1898, ma, a seguito di una fortissima nevicata che bloccò le strade, la sua nascita fu registrata dal padre con due giorni di ritardo mutando così la data ufficiale di nascita nel 20 febbraio.

La notizia della nevicata però non trova riscontro dalle osservazioni meteorologiche di quel giorno, in cui secondo l'Osservatorio Geofisico dell'Università di Modena e Reggio Emilia si registrò una temperatura minima di -1.8 °C e massima di +10.8 °C, senza alcun fenomeno nevoso in quel giorno e anche nell'intero mese di febbraio.

La famiglia Ferrari sperava in una figlia femmina, visto che l'erede designato era il primogenito Alfredo Junior detto Dino (da non confondere con l'omonimo figlio di Enzo). La madre Adalgisa Bisbini era originaria di Forlì, mentre il padre Alfredo era di Carpi in provincia di Modena.

La famiglia viveva in via Paolo Ferrari 85, nella casa adiacente all'officina meccanica di Alfredo, che lavorava per le vicine ferrovie; il complesso abitativo, unitamente a una nuova galleria espositiva, è attualmente sede del Museo casa Enzo Ferrari.

A differenza del fratello maggiore Alfredo, Enzo aveva un rendimento scolastico piuttosto scarso e allo studio preferiva lavorare nell'officina del padre, ne fu un esempio la partecipazione alla realizzazione della pensilina, nel 1914, della stazione di Giulianova, che l'avrebbe voluto ingegnere, sognando di poter attuare una delle sue passioni adolescenziali.

il padre lo voleva ingegnere, ma lui aveva il sogno di diventare tenore di operetta, giornalista sportivo e pilota di automobili. Quest’ultimo si concretizzerà a livello professionale.

 

Compì le prime esperienze di guida sulla Diatto di famiglia e il 16 novembre 1914 riuscì a far pubblicare il suo resoconto della partita di calcio Modena-Inter sulla Gazzetta dello Sport.

Nel 1915 perse il padre a causa di una polmonite; l'anno seguente morì anche il fratello Alfredo, partito volontario allo scoppio della Grande guerra. In attesa di essere chiamato alle armi, grazie alla sua conoscenza delle macchine utensili, il diciottenne trovò impiego, in qualità di istruttore, presso l'Officina Pompieri di Modena, ove si tenevano corsi per la preparazione di operai da utilizzare nelle industrie ausiliarie.

Nel 1917 venne arruolato nel Regio Esercito e assegnato al 3º Reggimento d'artiglieria alpina, ma lo stesso anno fu congedato a causa di una pleurite.

Ripresosi dalla malattia, dopo un lungo ricovero nella sezione "incurabili" del nosocomio bolognese, con una lettera di raccomandazione datagli dal comandante del suo corpo, Enzo Ferrari si presentò a Torino e chiese di essere assunto presso la FIAT, ottenendo un cortese diniego dal direttore del personale Diego Soria.

Non si perse d'animo e trovò occupazione nella Carrozzeria Giovannoni di Torino, specializzata nel recupero di autocarri leggeri del tipo Lancia Zeta-12/15HP o Fiat Brevetti, dismessi dall'uso bellico. Demolite le carrozzerie, gli autotelai venivano ricondizionati e consegnati alla Carrozzeria Italo-Argentina di Milano che provvedeva a trasformarli in torpedo o coupé de ville di lusso.

Compito del giovane Ferrari, oltre al lavoro d'officina, era quello di collaudare gli autotelai ricondizionati e consegnarli alla committente nel capoluogo lombardo. Divenne così un provetto guidatore.

La domanda di autotelai recuperati, però, si affievolì in pochi mesi, man mano che le case automobilistiche venivano progressivamente riconvertite alla produzione civile, lasciando intravedere a Ferrari la non lontana disoccupazione.

Fu durante una delle sue trasferte a Milano che alla fine del 1919, trovò occupazione in una piccola impresa meccanica milanese, la CMN, della quale era socio l'amico Ugo Sivocci, conosciuto casualmente da Ferrari nel Bar Vittorio Emanuele di via Orefici.

Sivocci prese a cuore la situazione di quel ragazzo squattrinato, prendendolo come assistente al collaudo.

La prima competizione importante cui partecipò fu la X Targa Florio, ma con scarso successo.

La sua CMN 15/20HP, infatti, fu attorniata da dimostranti durante una manifestazione politica e Ferrari riuscì a raggiungere Palermo quando i cronometristi avevano ormai abbandonate le loro postazioni.

Nel 1920 cominciò a correre con l'Alfa Romeo, che all'epoca era un club per Gentlemen Driver.

Nel 1923 Ferrari vinse la prima edizione del Gran premio del Circuito del Savio (Savio è una frazione di Ravenna).

In quell'occasione, la madre di Francesco Baracca, contessa Paolina Biancoli, gli consegnò il simbolo che l'aviatore portava sulla carlinga: un cavallino rampante, e gli disse: «Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo.

Le porterà fortuna».

A partire dal 1932 questo simbolo apparve sulla carrozzeria delle vetture prodotte da Ferrari.

Nel 1924 Enzo Ferrari vinse la prima edizione della Coppa Acerbo a Pescara e, alla fine della stagione sportiva, il pilota dovette troncare ogni attività agonistica a causa di un forte esaurimento nervoso che lo costrinse a ritornare a Modena per lunghe cure.

Nel 1929, completamente rimessosi, venne richiamato a Milano per fondare una squadra corse collegata all'Alfa Romeo, destinata a diventare celebre come Scuderia Ferrari.

Ferrari, convinse il grande progettista Vittorio Jano a lasciare la FIAT ed approdare alla Scuderia Ferrari, inseguendo con lui i suoi sogni, allora Enzo gestiva lo sviluppo delle vetture Alfa, e costruì un team di oltre 40 piloti, tra cui Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari.

Ferrari stesso continuò a correre fino alla nascita, nel 1932, del figlio Alfredo, detto Dino, che morì nel 1956 di distrofia muscolare e per questo volle la nascita del Centro Dino Ferrari per la cura di questa malattia.

In seguito ebbe un altro figlio, Piero, nato nel 1944 da Lina Lardi.

Ha trascorso una vita riservata e raramente concedeva interviste.

La crisi economica nel 1933 portò l'Alfa Romeo a ritirarsi fino al 1937; poco dopo Ferrari si ritirò e creò l'Auto Avio Costruzioni (AAC) con sede a Modena.

A causa della guerra, per paura dei bombardamenti, nel 1943 Enzo Ferrari trasferì l'AAC nel suo nuovo stabilimento di Maranello.

Dopo la guerra Ferrari creò "La Scuderia Ferrari", la sezione sportiva della casa automobilistica Ferrari, che era esistente fin dal 1930 ma che fu costituita in ragione sociale dal 1947, e che è attualmente la più nota squadra del mondo automobilistico sportivo.

La prima gara disputata nel campionato mondiale fu il Gran Premio di Monaco, il 21 maggio del 1950, mentre la prima vittoria in F1 fu il Gran Premio di Gran Bretagna del 1951 con José Froilán González, sbaragliando lo squadrone Alfa Romeo.

Fu la vittoria che segnò il declino dell'Alfa Romeo nel mondo della F1 (che pur vincendo il mondiale 1951 decise di ritirasi per questioni economiche senza portare in gara il rivoluzionario progetto 160) e, contemporaneamente, l'ascesa sportiva della Ferrari, causando al Drake un conflitto di sentimenti, verso la vecchia casa milanese alla quale doveva ogni sua fama e conoscenza in campo automobilistico.

« Quando nel 1951 González su Ferrari, per la prima volta nella storia dei nostri confronti diretti, si lasciò alle spalle la "159" e l'intera squadra dell'Alfa, io piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore, perché quel giorno pensai: "Io ho ucciso mia madre". »

Il primo titolo mondiale di F1 giunse nel 1952 con Alberto Ascari (l'Alfa Romeo si era ritirata alla fine del 1951 per concentrare i propri sforzi sulla produzione di auto stradali).

La "Scuderia Ferrari" è attiva nel campionato del mondo di Formula 1 fin dalla sua istituzione, e ne ha vinto 15 volte il titolo piloti e 16 volte quello costruttori.

La conversione di Ferrari pilota e direttore di scuderia sportiva in industriale dell'automobile fu stimolata dall'amicizia-competizione con Adolfo Orsi, proprietario della Maserati, e soprattutto con Vittorio Stanguellini, il modenese che alla fine degli anni quaranta dominava i circuiti del mondo con le auto FIAT abilmente modificate.

Testimonianze modenesi attestano che Ferrari si sarebbe avvalso dell'esperienza delle officine di Stanguellini usufruendo anche di tecnici dell'amico-avversario.

Ferrari fu insignito di molti titoli, ma quello di cui più si vantava era quello di "ingegnere meccanico", datogli ad honorem nel 1960 dall'Università di Bologna.

Inoltre, nel 1988 gli fu conferita anche la laurea honoris causa in Fisica dall'Università di Modena e Reggio Emilia.

Nel giugno del 1988 papa Giovanni Paolo II si recò in visita agli stabilimenti di Maranello per incontrarlo. Ferrari però era già troppo malato, i due così ebbero solo una conversazione telefonica, con grande dispiacere di Ferrari che desiderava quell'incontro da tempo.

Enzo Ferrari morì il 14 agosto 1988 all'età di novant'anni. La notizia della sua morte, seguendo le sue volontà, fu divulgata solo a esequie avvenute.

Il funerale si svolse in forma strettamente privata, senza corteo e alla presenza dei soli amici e parenti più intimi.

Ferrari è stato tumulato nel cimitero di San Cataldo, a Modena, accanto alla tomba del figlio Dino.

Poco meno di un mese dopo, al Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza, Gerhard Berger e Michele Alboreto con le due Ferrari si piazzarono al primo e al secondo posto. La vittoria fu dedicata alla memoria del Drake.

Nel frattempo la Ferrari vendeva vetture sportive per finanziare la partecipazione alla Formula 1 e a eventi come la Mille Miglia e la 24 Ore di Le Mans (che la Scuderia vinse 9 volte, di cui sei di seguito dal 1960 al 1965).

Lui partecipò alla gara di Formula 1 nel 1966.

Negli anni sessanta l'azienda fu trasformata in società per azioni. Nel 1969, a fronte di difficoltà finanziarie, Ferrari fu costretto a cedere una quota della sua impresa alla FIAT (dopo aver rifiutato l'offerta Ford) che, inizialmente presente come socio paritario, ne assunse in seguito il controllo (attualmente la Fiat detiene il 90% della Ferrari, il restante 10% è in mano a Piero Ferrari).

Nel 1919, all'età di 21 anni, Enzo Ferrari intraprende una carriera agonistica come pilota automobilistico ufficiale della neonata casa automobilistica CMN-Costruzioni Meccaniche Nazionali che lo vedrà in seguito legato all'Alfa Romeo, per un totale di 41 gare in cui avrà alterna fortuna.

Nel 1924 vince la Coppa Acerbo di cui dirà in seguito: "Tra tutte le gare alle quali ho partecipato, ricordo con particolare soddisfazione la mia vittoria a Pescara nel 1924 con una Alfa Romeo RL. Con questa vettura avevo già vinto a Ravenna sulla pista di Savio e a Rovigo sulla pista del Polesine, ma è stato alla Coppa Acerbo che è iniziata la mia fama come pilota.

Fui infatti in grado di battere le Mercedes che arrivavano dal successo alla Targa Florio".

Resterà per sempre un mistero, in quanto Ferrari negli anni seguenti non volle mai sollevare il velo su tale episodio, la sua rinuncia al Gran Premio d'Europa del 1924 a Lione, ufficialmente per motivi di salute, in cui avrebbe dovuto confrontarsi con Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Louis Wagner, gli altri tre piloti che portavano in gara vetture Alfa Romeo ufficiali.

Competizione di rilievo internazionale che gli offriva la possibilità di affermarsi definitivamente come pilota automobilistico e certamente la più importante tra quelle a cui ebbe modo di partecipare. Il 18 luglio 1924 partecipa al primo giorno di prove del Gran Premio d'Europa poi rientra in Italia senza disputare la corsa. Al suo rientro alle competizioni, nel 1927, prese parte solo a gare di rilievo locale.

La sua carriera si concluse nel 1931 con l'arrivo del suo primo figlio Dino Ferrari di cui ebbe a dire: "Quando la vita mi mise di fronte al fatto compiuto, a mio figlio, fui indotto alla meditazione. Mio figlio poteva contare su un modesto benessere, frutto della mia complessa attività. Ma mio figlio aveva il diritto di aspettarsi da me anche altro".

tutti pazzi per la Civita

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