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Giovanni Argoli, letterato, nasce il 1° luglio 1606 a Tagliacozzo, e muore nel 1660.

Figlio di Andrea, è stato un poeta in latino e in volgare, ha scritto diverse opere nonché un libro di epigrammi, di poesie, di elegie e qualche idillio.

Suo padre,  Andrea, era un valente matematico.

Manifestò giovanissimo una viva inclinazione per le lettere e la poesia: appena adolescente, compose l'Idillio de la Bombace e de la Seta, Trasformazioni pastorali, apparso a Roma nel 1624.

Qualche anno più tardi, infiammato dalla lettura dell'Adone, compose in brevissimo tempo e diede alla luce un poema mitologico in dodici canti, L'Endimione, Temi 1626, che riecheggia molti accenti e figure dell'opera del Marino.

Si trasferì in seguito presso lo Studio di Padova, allorché il padre, nel 1632,  vi ottenne l'incarico di lettore di matematica.

Dedicatosi agli studi di legge, consegui ben presto la laurea in utroque iure.

In conseguenza della sua fama letteraria Giovanni Argoli, pur addottorato in legge, fu elevato nel 1637, e per la durata di un triennio, alla cattedra di umane lettere nello Studio di Bologna.

Questo insegnamento ebbe nei ruoli ora il titolo di Rettorica e poesia, ora quello di Umanità o Lettere umane, e si compiva sul libri rettorici di Cicerone.

Sappiamo che Giovanni Argoli nel 1640 richiese e nel 1642 ottenne, anche per intercessione del cardinale A. Barberini, la riconferma della carica per un quinquennio.

Ma dopo un anno circa, il suo nome scompare dai rotuli dei lettori dello Studio di Bologna; probabilmente perché, ripreso l'esercizio dell'attività giuridica, egli venne impiegato in diversi uffizi nell'amministrazione dello Stato della Chiesa, tra i quali quello di podestà di Cervia e poi di Lugo.

Ignota è la data della sua morte. Essa va collocata, presumibilmente, intorno all'anno 1660.

tutti pazzi per la Civita

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